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Ogni giorno siamo bombardati da migliaia di parole. Sotto forma di nozioni a scuola e al lavoro, nelle pubblicità, su giornali e riviste, altre arrivano per email, messaggi e chat private, altre ancora prendono le sembianze di news, cronaca, scoop e notizie online. Attenzione però: molte sono informazioni manipolate, false o non corrette e questa categoria di informazioni, in rete ha preso il nome di “Fake News“… tradotto letteralmente notizie false.

Impariamo cosa sono le fake news e come riconoscerle. Allenare il nostro senso critico a identificarle, ci aiuterà a fermare la cattiva informazione e non farsi fregare da truffatori. In questo articolo cerco di darti gli strumenti per capire cosa sono, come vengono create, perché, come combatterle, come riconoscerle, alcune informazioni legali e una curiosità (e un accenno agli emergenti “deepfake”). Buona lettura

Cosa sono le fake news?

Se dovessi semplicemente tradurre dall’inglese, mi potrei fermare a notizie false. In realtà il fenomeno è molto più complesso e profondo. Esattamente come la parole “fake” ha significati diversi, in base al contesto. E può significare falso o contraffatto, ma anche posticcio, imitazione…
Per completezza ti indico anche come si pronuncia fake news: feic nius (se volessimo scrivere correttamente la fonetica sarebbe feɪk ˈnjuːz)

Difatti in rete spesso le notizie sono vere, ma riportate male, oppure sono proprio inventate, ma rese credibili con l’inserimento di elementi conosciuti (aziende o personaggi famosi, istituti di ricerca, proverbi… ecc).

In altri contesti ancora, le notizie false sono solo specchietti per le allodole al fine di attirare traffico verso un sistema di monetizzazione (per esempio aumentare traffico su un sito che incassa grazie alla visualizzazione di banner pubblicitari). Le forme con cui si presentano le fake news sono molte.

Ti porto un esempio concreto: su un giornale online leggiamo “Totti tradisce la moglie”. Al di là che sia vero o meno, clicchi sulla notizia incuriosito e trovi un articolo di circa 300 parole. Grazie al titolo altisonante produce traffico, molto traffico, ma al suo interno non c’è scritto con chi, dove, come, quando sia avvenuto il tradimento.  Leggi solamente frasi del tipo “tutti i giornali stanno riportando la notizia che Totti avrebbe tradito la moglie” e “cosa succederà alla coppia più famosa d’Italia”, ecc.

Se analizziamo quello che succede è semplice: un sito riporta un titolo bait (tra poco ti spiego cosa sia) e l’obiettivo non è sicuramente informare, rassicurare o raccontare ai lettori il fatto realmente accaduto. Come detto l’obiettivo è fare traffico. Parla di altre testate, di altri autori, di commenti e paparazzi, rendendo tutto verosimile.

Il titolo bait (acchiappaclic) viene utilizzato anche su piattaforme video, come YouTube, pubblicando in maniera ingannevole, un fotogramma differente dal contenuto, come anteprima. Un esempio è mettere un grosso squalo coi denti in primo piano, oppure un personaggio famoso e una frase tragica, oppure ancora denaro, grafici in discesa e effetto crisi, per non parlare di una figura femminile mezza nuda. Questa tecnica, aumenta notevolmente il numero di clic d’impulso, nonostante all’interno del video non si parli di ciò che trovate in anteprima.

la notizie non c’è!

Analizzando ancora più a fondo l’esempio di Totti, visto che vengono citati “tutti i giornali”, sinceramente vorrei sapere quali per poter approfondire e verificare. Quali testate riportano la vera notizia? Puntualmente questi articoletti rimangono vaghi e non li citano mai espressamente! E quale sarebbe l’utilità di parlare di altri articoli, senza riportare nulla di concreto, immagini, date, fatti certi, senza originalità e senza un minimo obiettivo informativo? Senza aggiungere nulla?

Bene questo tipo di notizie rientra nel calderone delle fake news che spesso vengono condivise senza scrupolo, alimentando un mare di contenuti inutili, falsi e irrilevanti dove, nel concreto, la notizia non c’è.

Certo le notizie non nascono dal nulla. Probabilmente qualcuno ha visto l’ex capitano della Roma in compagnia di un’altra donna e da lì hanno costruito il caso. Ma se la donna fosse sua cugina o la sua psicologa? La notizia sarebbe palesemente falsa. Quindi vediamo come riconoscere le Fake News.

Come riconoscere le fake news

Ci sono alcuni campanelli d’allarme per riconoscere le notizie false, che è bene mettere a fuoco. Certo ci vorrebbe un fake news detector, ma siccome non esiste un sistema infallibile, attrezziamo il nostro cervello il più possibile.

Grandiosità della notizia

Innanzitutto è raro che una notizia falsa reciti così : “scoperta una formica in un formicaio”. Una notizia del genere, vera o falsa, non desterebbe tanto stupore e non attirerebbe molta gente (se non qualche curioso per simpatia).

Di solito invece le fake news puntano a scioccare, per autoalimentare una viralità che di lì a poco conquisterà la rete. Una notizia che riporta la “scoperta di una formica preistorica di 6 metri ancora perfettamente conservata” potrebbe  far scattare il dito indice e cliccare sul mouse più veloce di Clint Eastwood in Mezzogiorno di fuoco. Figuriamoci poi se stiamo scorrendo un social sullo smartphone, è ancora più rapido fare tap sullo schermo ed entrare nella notizia.

Eppure qualche dubbio dovremmo porcelo… Formica di 6 metri, perfettamente conservata, ehm…

Quindi il primo aspetto che ci dovrebbe allertare è la grandezza dello stupore. Sovente le fake news tendono a scioccare il lettore affinché clicchi e condivida. Ognuno si sente bravo a condividere qualcosa che colpisce. La smania e la competizione a caccia di like ha fatto sì che negli ultimi anni sembra proprio che condividere cavolate colossali sia una missione. Le fake news sfruttano questa smania e questi bias (a fine articolo il glossario).

Ci sono le fonti?

Quando leggi una notizia, chiediti se riporta le fonti. Se la notizia non è di nessuna testata giornalistica, non riporta autore o altra sorgente istituzionale in maniera chiara e inequivocabile, fatti venire il dubbio. Sia per la probabile falsità del contenuto, sia anche per un’eventuale manipolazione o errore nel riportarla. Ogni notizia dovrebbe avere almeno un autore o un soggetto giuridico esistenti. E poi, perché un giornalista non dovrebbe firmarsi a fine pezzo?

Considera peraltro che una testata giornalistica, per definirsi tale, deve essere registrata presso il tribunale di competenza (Legge 47/1948) e il direttore deve essere un giornalista iscritto all’ordine (salvo rarissimi casi).
Nel caso sia solo una testata telematica (solo giornale online), non potendo accedere a fondi e agevolazioni, è sufficiente il direttore giornalista, ma non la registrazione presso il tribunale. La popolazione ovviamente non conosce questi obblighi, non verifica le figure preposte alla pubblicazione e al controllo, non si preoccupa, ovviamente, di verificare il deposito in tribunale…

Proprio per questo si consiglia di tenere gli occhi bene aperti e di usare il proprio spirito critico per individuare le bufale. Comunque abbiamo già alcuni elementi: grandiosità della notizia, le fonti e il titolo acchiappaclic.

Titoli Bait

Prima ti avevo promesso che avrei spiegato questo termine. I titoli bait sono quelle diciture alle quali l’utente medio non può resistere. Cliccherà sicuramente.
Cose che riguardano i soldi, i fallimenti, l’amore e tutti i sentimenti affini, ma edulcorati tanto da renderli sensazionali e imperdibili. L’esempio di Totti nel primo capitolo è evidente, ma ci sono anche titoli bait del tipo “in fin di vita” oppure il più sciocco (ma efficace) “abbandono i social”. Quest’ultimo viene scritto proprio su un social, da un guru che vive e investe sui social e quindi pensi sia la resa dei conti. Invece poi scopri che era solamente un’esca per farti cliccare. Ma lo scopri, in effetti, solo dopo.

Non fermarti al titolo, spesso provocatorio. Valuta veramente quali sono i fatti e cerca di dare il giusto peso ai titoli di giornale e soprattutto ai banner pubblicitari che pur di essere cliccati, scrivono anche che gli asini volano. Valuta in che contenitore sei e su quale social ti trovi, se si tratta di pubblicità o informazione e soprattutto… se ti serve.

Anche in questo caso faccio un esempio concreto. Come tutti, oltre ad un email seria e professionale, ho un secondo account che uso per la robaccia. Quando accedo alla email di Tiscali, spesso lo faccio da PC accedendo al portale ufficiale. Regolarmente la pagina di accesso è costellata di articoli con belle donne in primo piano, titoli che trattano relazioni sentimentali in rottura o malattie che riguardano vip. Eppure fermiamoci un attimo: io stavo entrando nella posta per vedere la mia corrispondenza e dovrei cliccare su un banner, uscire dalle email e leggere che una influencer si è rifatta il seno? Che Totti ha tradito la moglie? Che un certo cantante investe in criptovalute? Ma chi se ne frega. Anche fossero notizie vere, come potrebbero interessarmi?

Fake news inutili

Certo non è sempre facile discernere la realtà dalla finzione, anche perché le notizie false vengono presentate in varie maniere. Vediamo alcune…

Tipi di fake news

  • Collegamento ingannevole: quando dalla foto o dal titolo pensi di aprire una notizia e invece si apre tutt’altro (ovviamente ti starai chiedendo quale sia l’utilità). Purtroppo si punta a pescare pesciolini ingenui in un mare di navigatori e facendo quantità, nella rete cade sempre qualche pesce grosso. Del resto se avessero messo subito il contenuto reale non avresti mai cliccato.
  • Sfruttamento dell’immagine altrui: in molte fake news si citano ricerche, brand e personaggi famosi per far credere che la notizia e le fonti siano affidabili (“se lo dice un personaggio famoso… sarà vero!”). Attenzione che anche le statistiche, le ricerche e gli stessi nomi di istituti di ricerca vengono sfruttati e manipolati.
  • Contenuto completamente falso, ma plausibile: l’esempio a inizio articolo che riguarda Totti è un esempio calzante. È plausibile che l’ex capitano della Roma abbia tradito sua moglie. Desta molto scalpore data la visibilità della coppia e la costante presenza sui social. Però che la notizia sia vera o falsa è un secondo problema per il navigatore. Anzi, più che un problema è impossibile sapere se sia vera o meno. Probabilmente in migliaia hanno già ricondiviso la notizia ed è diventata virale ancora prima di poterla smentire.
  • Sfruttamento della satira: viene usata la satira per far passare un messaggio opposto alla realtà, creando confusione e i molti casi passaparola del contrario. Assurdo che la gente non colga la satira, ma con l’altissima percentuale di analfabetismo funzionale italiano, non mi stupisco più di nulla.

Di cosa parlano le fake news

Siediti perché potrei stupirti. Se da un lato sappiamo che si basino spesso su vip, attori, sportivi, politici e personaggi noti… dove il terreno è fertile, i boccaloni sono tanti e di cose da dire, vere o false ce ne sono sempre tante… dall’altro si scopre che i settori macchiati da fake news sono veramente tanti. Ecco un elenco di argomenti inaspettati con i quali le fake news sguazzano serenamente nel web.

  • fake news starbucks
  • fake news scuola
  • fake news cinema
  • fake news amazon
  • fake news spinaci
  • fake news videogiochi
  • fake news shein
  • fake news auto elettriche
  • fake news olio di palma
  • fake news nel mondo dello sport
  • fake news wurstel (questa è la migliore, mi metto subito a spulciare il web per cercarne una)

Come evitare le fake news

Il titolo è fuorviante. Le fake news non si possono evitare! Perché ce le ritroviamo di fronte mentre navighiamo nei soliti canali: siti di informazione, portali tematici, piattaforme, banner pubblicitari e social network. Avere un radar per avvistare a distanza le fake news, prima di aprirle e leggerne una parte, sarebbe un sogno. Con le tecniche e le caratteristiche tipo di una notizia falsa viste fin’ora, sempre di più avrai la capacità di discernere tra le notizie autentiche e quelle fake. Ma evitarle è davvero quasi impossibile.
Sarebbe come chiedere “come posso guidare senza che nessuno attraversi la strada all’improvviso?“. Non hai la possibilità di intervenire sull’operato altrui e spesso, come imparerai tra poche righe, gli autori sfruttano gli algoritmi, i bias e le nostre emozioni per farci cadere nella trappola.

Sistemi automatici per riconoscere fake news

Esistono dei sistemi di intelligenza artificiale e machine learning che possono aiutare a identificare una notizia potenzialmente falsa. Per esempio Marinella Petrocchi, ricercatrice senior all’Istituto di Informatica e Telematica del CNR di Pisa, lavora ad un sistema che funziona così: si danno in pasto al sistema migliaia di notizie vere, dicendo che sono autentiche e attribuendo loro caratteristiche specifiche. Poi, sempre allo stesso sistema, si fanno macinare altre migliaia di notizie false, spiegando quali sono le caratteristiche che le identificano.

Dopo migliaia di confronti e interazioni, l’apprendimento della macchina aumenta e si arriva a intercettare una notizia falsa anche all’80%, alleggerendo notevolmente il lavoro umano (ecco il suo video per la RAI dove si parla anche di profili falsi e recensioni non autentiche).

Perché qualcuno pubblica fake news?

Innanzitutto bisogna specificare che fino a 20/30 anni fa, quasi tutti i canali mediatici disponevano di un mediatore culturale che controllava cosa potesse essere pubblicato e cosa no, mentre al giorno d’oggi su tutti i social basta un profilo per poter pubblicare qualunque cosa. Umberto Eco attacca internet con le sue pungenti parole, indiscutibili: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere. Ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli

Da un lato, un social network è un grande mezzo democratico, permettendo parola e confronto praticamente a tutti. Dall’altra parte, a differenza dei media tradizionali, è continuamente a rischio per questa piaga: tutti possono pubblicare senza controllo.

Basti pensare alla radio o alla tv, con tutti i ruoli di redazione, revisione, controllo e censura. Questi filtri, che possono sembrare un freno alla libertà di espressione, garantiscono però una certa qualità delle informazioni. Almeno dal punto di vista della forma, del modo, del contesto e della credibilità. Anzi, più di una volta, quando la soffiata era sbagliata, il giornale aveva cura di fare una smentita nell’uscita successiva. Sia per dare la giusta informazione, che per non perdere credibilità.

Ecco che entra in campo l’intenzionalità. Una notizia falsa per un errore di trascrizione oppure un’informazione non trasmessa correttamente, non può essere considerata una vera e propria fake news. Perché non c’è un secondo fine, subdolo, economico o politico. È semplicemente un errore. Difatti come dicevo, arriva spesso una rettifica o smentita da parte dello stesso autore.

Smentita che invece nella maggior parte dei casi non si legge nei profili social personali, dove si possono cancellare, bloccare, limitare, ma nessuno è tenuto (e quasi nessuno lo fa) a ritornare sui propri passi per riportare la corretta informazione e ammettere un errore. Eppure, anche quando vengono smentiti dei fatti, alcune fake news diventano inarrestabili e continuano il loro cammino verso la viralità. Vediamo perché.

Perché le fake news diventano virali?

Se una volta c’era lo stolto del paese che raccontava leggende al bar, con l’effetto di qualche risata e qualche chiacchiera, adesso tra giornali, tv, radio e internet, una notizia prende forma in pochi minuti e diventa virale in un clic. Una volta che inizia a vedersi su più canali, in più formati, modificata e rivista e soprattutto condivisa da qualcuno che conosciamo, automaticamente diventa credibile e condivisibile anche da noi…

Inoltre, soprattutto se altisonante e polarizzante, pare che le persone si sentano meglio, più belle e più importanti a condividere notizie. Come se fossero gli autori o gli scopritori. E si riempiono di dopamina grazie a like e condivisioni. Permettimi di riportare una ricerca.

L’Università della California ha testato l’effetto sul cervello degli adolescenti mentre navigavano su Facebook e Instagram. A 32 adolescenti sono state mostrate una serie di immagini (148) tra cui anche una quarantina di loro post con tanto di Like ricevuti mentre venivano monitorati con una Risonanza Magnetica. Il cervello registrava un elevato livello di attività quando i ragazzi guardavano post con alto numero di Like. Venivano attivate quelle aree cerebrali che hanno a che fare con il piacere e la risata in adolescenza.

Secondo i ricercatori il Like funziona da conferma da parte del gruppo dei pari: l’adolescente, che ha tanto a cuore l’opinione degli amici, considera il segnale di Facebook come una valutazione positiva: all’aumentare dei like, l’attivazione cresce. Ma non solo! Una delle cose evidenziate è che quando gli adolescenti hanno visto foto rischiose, l’attivazione della rete di controllo cognitivo diminuiva se la foto aveva tanti like. Questi risultati evidenziano possibili meccanismi alla base dell’influenza dei pari durante l’adolescenza e fanno capire come sia pericoloso un contenuto negativo che diventa virale. Come una fake news, ad esempio.

la ricerca esiste?

Se te lo stai chiedendo… la ricerca esiste. Ma non trovavo articolo in Italia che citasse la fonte. Allora sono andato a spulciare e dopo 7/8 link sono riuscito ad arrivare alla fonte. Invece in tutti gli articoli italiani la ricerca è solo raccontata per farsi belli, ma nessuno riporta il link esatto. Si stanno copiando a vicenda, riscrivendone il testo originale, traducendolo male, fino a creare il famoso telefono senza fili. Certo parlare di California University fa figo. E così si crede a tutto quello che segue.

Perché crediamo alle fake news?

Se dovessi darti la mia spiegazione, sarebbe molto semplice: siamo abbastanza ingenui e ignoranti. In realtà i produttori di titoli bait, quelli che diffondono tesi sul complotto e coloro che inventano bufale, stanno sfruttando alcuni malfunzionamenti del nostro cervello. Gli psicologi li chiamano bias.

bias cognitivi

Il più potente di tutti è il Bias di conferma, ossia la tendenza automatica a ritenere corrette o vere quelle informazioni che confermano ciò che già sappiamo o le cose in cui crediamo. Per esempio crediamo che bere acqua e limone al mattino faccia bene. Se leggiamo un articolo che lo consiglia, l’autore ci sembrerà serio e affidabile. Se ci confrontiamo con qualcuno che lo nega, pensiamo inconsciamente che sia un incompetente o voglia andare contro corrente. In realtà non esiste nessuno studio scientifico che dimostri che faccia bene. Ma lo crediamo, ne abbiamo sentito parlare più volte e tanto basta per avere questo bias di conferma.

Bias della frequenza e il Bias di gruppo. Il primo ci porta a sovrastimare la frequenza di circostanze di un certo tipo: una donna incinta noterà molti più passeggini di quanti non ne vedesse prima di scoprire la gravidanza. Il Bias di gruppo risponde allo stesso principio, ma esteso a una dimensione collettiva: si ritengono più fondate, autorevoli e credibili, le informazioni “condivise”. È il funzionamento dei “like” di cui sopra e dei numero di commenti, che ci porta a credere a una notizia con tante interazioni (e allo steso tempo a interagire a nostra volta, più facilmente).

I divulgatori di Fake News usano proprio questi nostri limiti e creano notizie false apposta.

Come vengono create le fake news

Creare una fake news è abbastanza semplice. Basta prendere un personaggio famoso, un istituto di ricerca o un brand, citarli e tutto sembrerà veritiero. Spesso le foto usate sono vecchie, prese da stock, oppure addirittura realizzate ad hoc. Nella foto che segue bastano due stemmi da poliziotto e dei pantaloni neri, due tute da imbianchino per gli altri due attori…, un nastro giallo e un microfono: non sembra una scena del crimine? In realtà è semplicemente una foto fake per essere rivenduta su internet.
Non ci credi? Clicca qui

fake news come creare una notizia falsa
Foto di cottonbro studio

 

Senza considerare IMAGEN e DALL-E 2, due sistemi di intelligenza artificiale per la creazione di immagini partendo da semplice testo…
Ritenuti molto pericolosi, per ora non sono pubblici o molto utilizzati. I motivi sono chiari: anche se questi modelli hanno enormi potenzialità creative, ad esempio potrebbero essere usati da artisti e designer per creare immagini di riferimento a cui ispirarsi, generano comunque immagini non distinguibili dalla realtà.

Nelle mani sbagliate potrebbero diventare strumenti eccezionali per generare notizie false. Questa immagine è finta. Il cane non esiste…

il cane non esiste

È un’immagine creata dal sistema Imagen di Google e frutto di intelligenza artificiale. Pensa che la gente su internet cerca frasi del tipo “fake news headline creator” oppure “”. Quindi l’obiettivo è proprio fregare il prossimo. Ma quindi come si fa a smentire una fake news?

Come smentire le fake news?

Leggere lentamente

Sembra un consiglio abbastanza infantile, ma posso assicurarti che non lo è. Cosa noti di strano in questa foto?

Apparentemente sembra il giornale online di Peter Gomez, in realtà se leggi il titolo lettera per lettera, scoprirai che c’è scritto DAINO invece di DIANO. Ma quando stai scorrendo velocemente un social il titolo ti sembra familiare e il link è scritto piccolissimo e a volte nemmeno si vede. Una volta aperta la notizia inizi a leggere il contenuto e di sicuro non fai caso al titolo del sito, né all’indirizzo internet. Ecco che sei già caduto nella trappola delle fake news. Senza leggere questo articolo non avresti mai pensato di controllare l’indirizzo che si apre quando clicchi una notizia condivisa sui social o su whatsapp. Leggi attentamente l’indirizzo (in gergo URL) prima di cliccare.

Cercare le fonti delle notizie

Nella nella parte bassa del sito internet (in gergo footer) di solito si trovano le informazioni aziendali, i redattori, gli autori, eventuali recapiti aziendali, condizioni di vendita, diritti del consumatore, privacy, ecc.

Un sito Internet che non riporta tutte queste informazioni probabilmente non è una testata giornalistica o comunque una fonte ufficiale di informazioni tanto che dovremmo allarmarci. Le notizie potrebbero essere false o manipolate.

nic.it

Esiste un sito Internet che si chiama nic.it che rappresenta l’ente ufficiale per la registrazione dei domini nel quale poter verificare a chi è intestato un dominio. Spesso le testate giornalistiche hanno tutto l’interesse a far sapere a chi è intestato il sito Internet, mentre nel caso di siti di bufale e fake news il sito spesso è nascosto da privacy e non si riesce a risalire all’intestatario. Altro segnale di malafede.

In ultima analisi se nella pagina della privacy e nelle varie pagine di contatto non trovate un numero di telefono, una email o un modulo contatti, beh, quasi sicuramente il progetto ha obiettivi subdoli. Il feedback e il contatto sono alla base dello scambio e della crescita di un progetto. Inibirli significa avere qualcosa da nascondere sicuramente.

Cercare approfondimenti delle notizie

Clicca sui link menzionati all’interno del testo e approfondisci i temi trattati con le fonti solitamente riportate in coda alla notizia

Verificare autore di notizie false

Fai una breve ricerca sull’autore. È credibile? Ha fatto altro in quel campo? E soprattutto…esiste davvero?
Certo non abbiamo a disposizione un ufficio anagrafe della sua città, ma se non troviamo nessun profilo social, nessun altro sito e nessuna pubblicazione, dobbiamo seriamente preoccuparci. Se poi esistono recensioni o smentite vai a curiosare se altre persone si siano già lamentate di notizie false. Gli autori di fake news, spesso vengono menzionati in siti dedicati alle bufale da smontare. Più avanti in questo articolo troverai un sito di smentite che può rappresentare bene questo settore.

Controllare la data delle fake news

Se la notizia è datata, verifica che non sia solo una distorsione o rielaborazione di un evento passato e chiediti se tuttoggi è ancora rilevante

Contattare un esperto del settore

Consulta un sito autorevole o istituzionale, chiedi a un esperto dell’area di riferimento o, se pertinente, al buon vecchio bibliotecario

Leggere tra le righe i motivi della notizia falsa

Se è troppo stravagante o è ai limiti dell’assurdo, potrebbe trattarsi “semplicemente” di satira. L’esempio eclatante è lercio.it il portale che ogni volta fa ridere un sacco di utenti, ma alcuni credono a quello che leggono,perché si fermano al titolo.

Non cercare conferme, ma consigli e informazioni

Spesso, per una nostra egoconservazione, apprezziamo più volentieri notizie e informazioni che confermano le nostre idee. Se abbiamo l’idea che un politico sia falso, tenderemo a credere più facilmente alle notizie che lo criticano o lo smascherano, mettendo invece in discussione tutte le notizie che elogiano il personaggio.
Quindi molti di noi sono alla continua ricerca di conferme e non vere e proprie informazioni che possano mettere in discussione le nostre sicurezze.

Sai cos’è il FOIA?

Come combattere le fake news?

Questa è la domanda da un milione di dollari. Prepara il grano perché adesso ti darò la risposta che cercavi

Debunking: smentire le fake news

To debunk in inglese significa letteralmente smentire. Fare debunking significa cercare la verità, sottolineare difetti, trovare le fonti e riportare notizie vere, per annullare l’effetto di una fake news.
Certo non è semplice. Immaginiamo di avere a che fare con una notizia di economia che suggerisce di fare investimenti nei confronti di un certo fondo azionario. Da economo forse sarei in grado di rispondere a tono. Ma non avendo una formazione specifica nell’ambito economia, non sono in grado di capire se il suggerimento è corretto o meno. Ecco che l’attività di debunking diventa veramente difficile.

In questo caso dovrebbe intervenire un laureato in economia che fa investimenti da tempo, che studia i fondi azionari e che tiene sotto controllo il mercato. Ovviamente il 99% degli utenti che legge quell’articolo non è un laureato in economia con tutte quelle caratteristiche, ma un semplice utente di un social network che si trova di fronte a una notizia che propone un investimento facile.

Attenzione, perché ho voluto sottolineare volontariamente il termine facile in quanto è proprio uno degli aspetti che rende queste notizie poco credibili. Ti faccio una domanda: se fosse davvero così facile, e bastasse seguire quella notizia per fare i soldi non lo farebbero già tutti? L’autore non sarebbe già milionario?

Cosa significa Fact-Checking?

La verifica dei fatti, detta anche verifica delle fonti, in inglese viene chiamata fact-checking.
Nel lessico del giornalismo è il lavoro di accertamento di dati, luoghi, fatti e persone. Questa pratica si applica in particolare alle informazioni date dai politici per verificare risultati, dati, statistiche, economie e argomenti utilizzati durante le campagne elettorali…
La verifica dei fatti ha lo scopo di trovare errori, imprecisioni e falsità. È condotta da giornalisti professionisti e anche da semplici cittadini, che molto spesso grazie a Internet riescono a smentire fake news.
Proprio la maggiore facilità di accertamento e controllo attraverso la rete ha incentivato il giornalismo investigativo e il controllo sui canali di comunicazione da parte di tutti. Inoltre è importante sottolineare che i giornalisti dovrebbero rispettare il loro codice deontologico (vedi glossario), andando a verificare e divulgare solo notizie di cui sono certi.

Riassumendo: i “fact checker” sono professionisti che si occupano di verificare l’attendibilità delle informazioni e di smascherare le notizie false in ambito politico, economico e anche medico-scientifico.

Esistono fake news su riviste scientifiche?

Per sapere se uno stile di vita protegge da una malattia, non si può fare affidamento su affermazioni trovate in rete a caso… Non basta neanche che lo racconti qualcuno che vi sembra ferrato in materia. Le storie singole sono interessanti, ma non costituiscono una prova valida e generalizzabile.

La notizia deve essere basata su studi scientifici e questi ultimi condotti secondo un metodo rigoroso. Pensa alla proliferazione di notizie sul Coronavirus. Idee, sentenze, notizie, studi, analisi, trucchi, rimedi, c’era di tutto ogni giorno.
Per studiare se un farmaco funziona, o se un esame aiuta a identificare prima una malattia e a diminuire il numero di persone che ne muore, oppure se un comportamento causa una malattia, si devono usare tipi di studi diversi. Nel caso si parli di questi argomenti, comunque la fonte deve essere uno studio scientifico.

peer review

In genere i risutlati vengono pubblicati su una rivista scientifica. Ma la rivista, prima di pubblicare, sottopone alla “peer review” cioè al giudizio critico dei pari. Si tratta di altri ricercatori e ricercatrici che vagliano i risultati e confermano o meno l’attendibilità. Uno studio pubblicato su una rivista scientifica quindi pare abbia superato un primo filtro di valutazione.

fake news in ambito scientifico e medico

Attenzione però: esistono riviste (dette “predatory journals”) che imitano il nome di riviste autorevoli per trarre in inganno lettori e ricercatori. Queste riviste hanno un bassissimo livello di qualità (senza revisione dei pari o con scarso controllo del rigore e della qualità degli articoli, per esempio). Inoltre, anche su riviste considerate autorevoli, può accadere che siano pubblicati studi di qualità non ottimale – per errore, per una valutazione poco rigorosa dello studio, per interessi della rivista a pubblicare quel dato studio.

Generalmente, gli studi pubblicati su riviste scientifiche vengono poi ripresi su altri canali, come giornali o siti. In questo passaggio si possono inserire altri fattori che influiscono sulla qualità della notizia. Una lettura ridotta o scorretta di uno studio, anche se robusto e pubblicato su una rivista di qualità, può portare un giornalista a scrivere articoli inesatti. Scrivere una notizia mettendo in luce gli aspetti che esaltano i risultati di uno studio, evitando di chiarirne i limiti o i margini di incertezza, per esempio, porta a produrre un’informazione fuorviante, anche partendo da uno studio pubblicato su una rivista autorevole.

Come fare allora? Un primo livello, come detto prima, può essere verificare che la fonte sia uno studio scientifico pubblicato su una rivista autorevole. Un secondo livello può essere controllare online se la rivista esiste realmente ed eventualmente cercare il link allo studio scientifico. Banche dati elettroniche in ambito medico scientifico, come per esempio la banca dati Pubmed, mettono a disposizione il riassunto, in inglese, degli studi scientifici pubblicati.

Cos’è il Backfire Effect?

Backfire significa “ritorno di fiamma”.
L’effetto del ritorno di fiamma è che si brucia chi voleva bruciare.
Ecco, nel mondo delle fake news, cercando di smentire, arginare o smontare alcune notizie false, si rischia di dar loro importanza. Il classico esempio, in politica, lo troviamo quando un ente o un soggetto giuridico importante fanno dichiarazioni opposte alla fake news, sperando di rimuoverla dalla mente del pubblico.
L’effetto backfire che si ottiene è proprio l’opposto: una grossa fetta di popolazione inconsciamente penserà “se si muove una persona così importante, probabilmente la notizia era vera”. Ecco che l’effetto ottenuto sovente è il contrario e la notizia prende forza e consistenza, altrimenti perché scomodare un personaggio così impegnato?

In realtà basterebbe fare una piccola ricerca su internet, dove ci sono siti che riportano regolarmente fake news smentite. Dove trovare informazioni, incongruenze e documentazione che dimostri il contrario. Ma è faticoso. Siamo abituati a leggere notizie a caso, qua e là, senza interrogarci troppo.

Siti di fake news e di smentita

Uno dei siti più famosi dedicati alle fake news si chiama proprio BUFALE.NET

ed è una raccolta infinita di smentite e conferme. Se avete il dubbio su una notizia, fatevi un giro su questo sito, perché scoprirete magicamente che la notizia che avete appena condiviso, era falsa.

Cosa si intende per post-verità ?

Il termine post-verità, in inglese post-truth, indica quella condizione in cui una discussione relativa a un fatto o una notizia non verte sulla veridicità della notizia, che passa in secondo piano, ma viene percepita e accettata come vera automaticamente e senza alcuna analisi concreta della effettiva veridicità dei fatti raccontati, si pensa solo a farsi o comunicare una opinione propria. Piccola curiosità: Oxford English Dictionary ha deciso di eleggere post-truth come “parola dell’anno del 2016”.

Ma pubblicare una notizia falsa è reato?

Le fake news sono reato?

Secondo la legge italiana sì. Ecco i riferimenti normativi.
Articolo 656 Codice Penale (R.D. 19 ottobre 1930, n. 1398)
Pubblicazione o diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l’ordine pubblico.
Chiunque pubblica o diffonde notizie false, esagerate o tendenziose, per le quali possa essere turbato l’ordine pubblico, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a euro 309.

Diciamo che si rischia molto poco economicamente. Ma se il disturbo creato è grave e la popolazione, presa dalla foga della bufala, inizia a comportarsi in modo violento, l’arresto è dietro l’angolo.
Un esempio? Notizia del 16 novembre, dopo 5 anni di causa, l’autore della fake news su Fedez e j-Ax andrà a prorcesso.
Vedi la fonte

Ci sono generatori di fake news?

Purtroppo sì. Intanto ci sono siti che hanno l’obiettivo di raggiungere il  maggior numero di persone, come abbiamo già ampiamente spiegato. Per cui, regolarmente, prendono notizie vere e ci creano sopra delle bufale per farle diventare virali. Ma per automatizzare il lavoro, molte “testate” usano generatori di testi con intelligenza artificiale. Testi che sembrano veri e sono assolutamente irriconoscibili da un lettore medio. Forse anche anche quello esperto.
Ti lascio un articolo di approfondimento su GPT-2, un sistema per generare testi con intelligenza artificiale, creato da OpenAI. Ci si aspetta quindi un bel minestrone, tra notizie vere e false. Ma quando è iniziato tutto?

A quando risale la prima fake news?

Si dice che la prima fake news “ufficiale” sia del 1814…
Ovviamente non c’erano i social network, ma la Borsa di Londra in grande fermento durante le guerre napoleoniche, subisce l’effetto della prima fake news. Qualcuno sparge la voce che Napoleone sia morto.

Impennata delle azioni e gli autori della fake news avevano comprato pochi giorni primi azioni a poco prezzo per poi rivenderlo con una grossa plus valenza. Vennero poi smascherati e il fine ultimo era la mera speculazione nel mercato finanziario.

Cosa sono i deepfake?

Un ultimo paragrafo lo dedico ai nuovi deepfake. Una tecnica di sintesi di immagini umane basata sull’intelligenza artificiale che combina e sovrappone immagini e video esistenti con video o immagini originali per creare un contenuti falso, ma che sembri originale.

Viene anche utilizzato per produrre falsi video pornografici di celebrità e revenge porn, ma può anche essere utilizzato per produrre fake news, compiere atti di cyberbullismo o vari altri crimini informatici.

Immagina un video dove il presidente di uno stato dichiara guerra… La popolazione si allarma e si sparge la voce, in realtà è solo un deepfake di un video di dichiarazione di guerra proclamata da chiunque e adattata alle movenze e alle sembianze del presidente attuale.

I deepfake non si limitano ai soli video. Anche l’audio deepfake è in rapida crescita. Deepfake audio realistici possono essere realizzati utilizzando algoritmi di deep learning e, con poche ore, si riesce a clonare la voce della persona.

Come riconoscere un deepfake

  • Il soggetto non sbatte mai le palpebre o le sbatte troppo spesso
  • Anomalie per ciò che riguarda la pelle ed i capelli
  • Volti e dettagli che sono più sfocati rispetto all’ambiente o più dettagliati
  • La messa a fuoco potrebbe sembrare innaturalmente morbida
  • Anomalia relativa alle luci e alle angolazioni delle ombre
  • L’audio potrebbe non corrispondere al labiale

Vademecum per contrastare le fake news

  1. Controlla l’indirizzo internet che stai per aprire
  2. Verifica se il contenuto è firmato e che l’autore esista e faccia quel mestiere
  3. Controlla la reputazione dell’autore e della piattaforma
  4. Nota se la grafica è pessima, disordinata e crea errori
  5. Fai attenzione a titoli esca e sensazionali
  6. Controlla il contenuto anche su altre fonti
  7. Verifica se l’account social ha la spunta blu ed è verificato
  8. Condividi solo notizie che hai verificato.
  9. Prima di mettere like e commentare sappi che diventerai un pubblico target di quei contenuti (anche se commenti negativamente)
  10. Se la notizia è falsa, segnala sui siti appositi

Glossario sulle fake news

Titolo bait: titolo con il solo scopo di attivare visitatori e visite, spesso non attinente al contenuto
Viralità: effetto per cui un contenuto diventa famoso, condiviso e conquista la rete in poco tempo
Fact Checking:verifica dei fatti e delle fonti, doverosa in ambito giornalistico, andrebbe fatta anche nei blog e negli annunci sponsorizzati
Bias: meglio chiamati bias cognitivi, sono delle distorsioni inconsce nelle valutazioni di fatti e avvenimenti. Tali distorsioni spingono a ricreare una propria visione che non corrisponde alla realtà. In sintesi, i bias cognitivi rappresentano il modo con cui il nostro cervello distorce la realtà.
Debunking: bunk è fandonia, menzogna, bufala. Il debunker è colui che cerca di smascherare affermazioni o notizie false, esagerate, antiscientifiche, dubbie o tendenziose
Analfabetismo funzionale: indica l’incapacità di usare in modo efficace le abilità di lettura, scrittura e calcolo, nelle situazioni di vita quotidiana. Si traduce nell’incapacità di comprendere, valutare e usare le informazioni di tutti i giorni, anche e soprattutto da testi in prosa e articoli di giornale.
Disinformazione: La disinformazione non può essere considerata come un fenomeno malevolo a prescindere. Bisogna capire se nasce da un’incomprensione involontaria del ricevente del messaggio, o volutamente distorta dall’emittente. Ma una tattica tipica della disinformazione è quella di mescolare un po’ di verità con delle menzogne, o di rivelare solo una parte della verità, spacciando questo come un completo quadro d’insieme, dando quindi credibilità alla parte inventata.
Netiquette: serie di regole e suggerimenti per la buona condotta online. Risalgono al 1995 e questo è il sito ufficiale che ti stupirà
Deontologia professionale: consiste nell’insieme delle regole comportamentali, il cosiddetto “codice etico” di una determinata categoria professionale. Nel caso dei giornalisti il codice deontologico è molto chiaro e puoi leggerlo qui.
Infodemia: epidemia di informazioni scorrette, manipolate, parziali, che prende piede in casi come il recente Covid-19
Deep fake: video falsi generati con intelligenza artificale che riproducono personaggi famosi in procinto di fare o dire alcune cose. Sono molto realistici e difficili da distinguere dagli originali.
Foia: la normativa cosiddetta FOIA (Freedom of Information Act), introdotta con decreto legislativo n. 97 del 2016 garantisce a chiunque il diritto di accedere ai dati e ai documenti posseduti dalle pubbliche amministrazioni.